REMOVE BEFORE FLIGHT

Aviazione e automobilismo sono un connubio perfetto di adrenalina, tecnica e di sinergia uomo-macchina, ma è lo spirito di competizione a legarli ancora di più.

Era il Maggio del 1910 sull’Atalanta Speedway, quando un biplano sfidò un’automobile vincendo per un soffio, rispondendo così ad una domanda vecchia come il mondo: può una vettura gareggiare ad armi pari con un velivolo?

La risposta è no e l’articolo dovrebbe finire qui, ma il resto è storia.

Da quel momento, il confronto tra mezzi divenne sempre più impari con l’avvento della spinta a reazione, ma questo non ci fermò dal continuare ad organizzare duelli del genere, dall’esito (non) assolutamente prevedibile.

Sfide analoghe e accostamenti intorno al globo ce ne sono state e ce ne sono ancora: l’ultima ha visto una McLaren Speedtail prendere schiaffi sulla distanza da un F35, ma qui ci concentreremo su quelle del territorio nostrano, con mezzi tricolore.

MANIFESTO DEL FUTURISMO

La madre di tutte queste battaglie vide probabilmente l’unico confronto 100% Italiano: l’Alfa Romeo 8C sfida un aereo Caproni Ca.100 Limousine.

Chi guida?

Tazio Nuvolari, icona dell’automobilismo, si trova a sfidare Vittorio Suster (meno conosciuto, ma di certo non l’ultimo scappato di casa).

La gara sull’autodromo del Littorio, ricavato all’interno dell’aeroporto, si apre con una corsa che vide anche Pietro Taruffi (vincente) impegnato contro un velivolo alla guida di una motocicletta, ma tutti aspettano “Nivola”, che per 5 giri si cimenterà in un duello contro un biplano rosso corsa infiammando gli spalti quel freddo 8 dicembre 1931.

per un soffio

Suster taglierà il traguardo per primo, per una manciata di metri, su una distanza di circa 17km.

Una sconfitta per il “Mantovano Volante” che gli varrà comunque un posto nella leggenda.

fiat contro fiat

Avreste mai detto che una volta la casa Torinese si dava alla produzione di aeromobili?

E che velivolo il G91, “Gina” rappresentò orgogliosamente l’Italia vincendo un concorso NATO come cacciabombardiere leggero, in sostituzione dell’ormai vetusto F-86 Sabre, reliquia della guerra di Corea.

Sviluppato prevalentemente per l’uso domestico, rimase operativo fino all’alba degli anni 90 e di certo non visse una carriera noiosa: fu impiegato in qualche scenario di battaglia (in Mozambico, per contrastare i disordini locali) e fu adottato anche dalle forze aeree di Germania e Portogallo.

RIGHT AWAY, SIR!

Progetto Italiano, cuore Inglese: il G91 era spinto dal turbogetto britannico Bristol Siddeley Orpheus 803-02.

FIAT Aviazione non aveva interesse a sviluppare un propulsore casalingo e si affidò ai colleghi d’oltremanica, come molte altre componenti, quali il seggiolino eiettabile.

Il piccolo cacciabombardiere rimase in dotazione della nostra aeronautica per ben quasi 40 anni, avendo anche l’onore di diventare l’acrobata delle frecce tricolori, e proprio prima del suo pensionamento che lasciò spazio al più moderno MB339 (ora sul viale del tramonto), fu coinvolto in una sfida in famiglia indossando la livrea della nostra pattuglia acrobatica nazionale.

Gente Motori, l’allora tabloid a tema automobilistico e rivale nazional popolare di Quattroruote organizzò il duello nel freddo inverno del 1982.

L’arena? L’aeroporto militare di rivolto. La rivale? Una FIAT Ritmo ABARTH 2000.

La freccia tricolore targata FIAT con alla cloche Vito Posca, istruttore con oltre 2500 ore di volo, era già destinata alla vittoria, nonostante al volante della rivale ci fosse il mitico Attilio Bettega, fresco di contratto Lancia e con già un paio di podi nel mondiale rally all’attivo.

E così fu, dopo appena 50 metri la Ritmo fu bruciata in velocità dall’aviogetto che raggiunse i 700 metri previsti in 20’00 secondi, contro i 23’72 della vettura.

Niente male per la piccola Abarth vero?

RAZZO TASCABILE

La simpatica Ritmo Abarth 125TC montava un propulsore due litri capace di sviluppare circa 125CV, ottimizzato per arrivare ai 200 km/h di velocità massima, per l’epoca davvero un ottimo traguardo per una piccola auto derivata dalla grande serie.


lo spillone IN COPERTINA

Non è un caccia, è un simbolo di una generazione.

Probabilmente il “Dardo Volante” con più soprannomi di tutti (alcuni piuttosto infelici) e al tempo stesso uno dei mezzi più apprezzati da appassionati e piloti.

Per le sue abilità da velocista era anche il candidato perfetto per le sfide di accelerazione e fu per tanti anni la punta di diamante dell’aeronautica italiana, non senza qualche controversia: lo Spillone era nato per andare forte, intercettare il nemico e scappare; ma spesso usato in veste di cacciabombardiere per attacco al suolo, rendendolo utile quanto una forchetta per il brodo.

Un’ottima forchetta per un uso sbagliato e i costi di gestione eccessivi lo accompagnarono inevitabilmente al suo ritiro, dopo un lungo periodo di servizio.

FABBRICA Di VEDOVE

Progettato dalla Lockheed, il motore dello Spillone era un temibile General Electric J79, con un sound, dovuto al tipo particolare di costruzione, dal caratteristico “lamento”.

Fu definito non particolarmente sicuro, perché tolte le piccole superfici alari era letteralmente un razzo con dentro un pilota.

Ci sarebbe da spendere ore sulla storia di questo mezzo affascinante, ma al fine del nostro articolo è sufficiente sapere che lo Starfighter è stato al centro di numerose campagne commerciali che l’hanno visto co-protagonista al fianco di vetture più o meno blasonate, proprio grazie alla sua presenza imponente e al look aggressivo e minaccioso, a tratti così semplice e quasi futuristico.

Silhouette perfetta per qualche scatto a fianco della leggendaria Stratos Zero, il cuneo disegnato da Marcello Gandini sotto la carrozzeria Bertone per Lancia.

All’alba degli anni 70 in casa dell’elefantino c’era voglia di innovare e guardare al futuro anche nel motorsport, con la Fulvia che ormai aveva una certa età, la cui meccanica e motore furono donati al progresso, usati come base per allestire il prototipo Zero.

Lancia puntò tutto sulla concept car che a breve avrebbe dato vita ad un modello leggendario, qualcosa di avanti anni luce sia per tecnologia che per meccanica e che tutti conosciamo come Stratos, bestia sacra del rally e ormai oggetto ambito da collezionisti più o meno capaci di permettersela.

Io ne vorrei una ma mi accontento del modellino.

stratosferICa

Per pubblicizzare un concept estremo serve un mezzo altrettanto estremo.

Lo Starfighter aveva visitato un’altra galassia e ci aveva portato questa bestia, direttamente dal futuro.

Se l’accoglienza iniziale fu fredda, dopo queste foto in circolazione l’atmosfera iniziò decisamente a scaldarsi.

La stragrande delle vetture pubblicizzate e immortalate con lo spillone erano mezzi nell’orbita FIAT, vuoi per gli accordi commerciali (FIAT Aviazione lo produceva su licenza), vuoi perché “quello abbiamo in casa e quello usiamo”.

Va bene così, è una meraviglia ingegneristica e vogliamo godercela.

AMMIRAGLIE

Qui in posa con una prepotentissima Croma turbo 2.0 prima serie targata Grosseto.

Curiosità: alcune varianti del 104 furono impiegate dalla NASA come modello low cost per allenare gli astronauti.

E il claim della campagna commerciale della Croma era…”il Pianeta Macchina”!


ISTRANA: GILLES SEI IL DELIRIO!

Basta citare Istrana per vedersi proiettata nella mente la foto di Gilles Villeneuve seduto sulla sua 126CK turbo affianco ad uno Starfighter, ma pochi ricorderanno che l’evento organizzato era qualcosa di ben più grosso.

Riassumendo: a sfidarsi quel 21 Novembre 1981 c’erano 6 diversi F-104 in 3 configurazioni di peso e carburante, con 6 diversi piloti alla cloche; questi, contro 4 vetture di F1, il tutto patrocinato dal Ministero della Difesa.

Il buon Bruno Giacomelli aprì le danze con la sua Alfa Romeo 179C/2, l’intera equipe Brabham schierò la coppia Piquet/Patrese e Ferrari portò il suo “Aviatore”.

Ma quella mattina c’era solo Villeneuve e la folla, tutto il resto rimase sbiadito in secondo piano: un mare di ferraristi, stimati nell’ordine delle centomila persone, si erano riversati ad Istrana travolgendo l’aeroporto militare con un bagno di tifo rosso.

Le 6 sfide, in realtà, terminarono con un risultato inaspettato, perché il colpo di scena prima o poi arriva…non senza qualche furbata.

Pare che Giacomelli avesse “barato” calcolando distanza ottimale per il suo “missile”: fu lui a stabilire i 1000 metri come riferimento a seguito di un test effettuato a porte chiuse il giorno prima.

Questo garantì una vittoria a tavolino per le monoposto, terminando la partita con uno schiacciante 5 a 1, considerato anche l’impossibilità di sfruttare i postbruciatori sulla breve tratta, il carrello abbassato (i 104 non potevano alzarsi in volo durante la sfida) e il carburante extra necessario per decollare, girarsi e atterrare che appesantiva il velivolo.

Gilles però ci mise del suo e vinse anche contro lo Starfighter “leggero”, teoricamente il più veloce, senza le 4 taniche ausiliarie, impresa che non riuscì invece a Patrese.

Se le imprese funamboliche del pilota canadese non erano state sufficienti per definirlo con l’appellativo ”Aviatore” fino a quel momento, Istrana lo consacrò definitivamente nella leggenda.

niente ali

Per vincere la sfida i meccanici della rossa rimossero entrambi gli alettoni: configurazione “scarica” per una maggiore velocità massima ed accelerazione.

Stupenda nella sua colorazione rossa e l’imperante 4 rombi FIAT, era la prima Formula sovralimentata di Maranello, tecnologia ormai standard per i team di F1.

La monoposto, in questo caso, aveva un vantaggio tremendo sulla breve distanza: il Tenente Daniele Martinelli, la punta di diamante scelta per sfidare Villeneuve, riuscì a fare ben poco contro la rossa.

tornado unchallenged

Niente duelli di velocità per il Panavia Tornado -il leggendario multiruolo NATO, progetto sinergico di tre nazioni- eccetto uno contro una F40 a Brueggen (in Germania).

Poche fonti e niente foto/video: praticamente il lost media del nostro articolo, c’è solo la pagina di un vecchio un forum e la copertina di una rivista (Inglese, per giunta) a testimoniarne l’evento.

Se conoscete altri duelli all’arma bianca con protagonista questo cacciabombardiere ormai prossimo alla pensione…fatemi sapere.

sfida a 4?

Qui immortalato sulla pista di decollo mentre sembra correre con una Diablo, una F355 e un’ Alfa 179C2 (vi invito a visitare la gallery di Roberto Giordanelli).

L’Alfa Romeo di Formula 1 parrebbe quasi l’abitudinaria delle sfide aeronautiche, e per un periodo, aveva anche l’insigna delle Frecce Tricolori che compariva come sponsor sporadico in prossimità del rollbar.

La foto è stata scattata presumibilmente mentre le tre auto gli passavano davanti, con il velivolo in posa statica.

L’ULTIMA COL KAISER

Forse la challenge finale, e anche l’ultima che tratteremo qui.

Appena battezzato, il nuovo mezzo da supremazia aerea dell’Aeronautica Italiana si vide impegnato ad affrontare la sfida delle sfide, ancora prima di vedere scenari da combattimento: la vettura definitiva di Formula 1 (bei tempi quando la Ferrari era sul tetto del mondo eh?) e il 7 volte campione Michael Schumacher, che nel 2003 era al culmine della sua carriera agonistica e a mani basse il miglior pilota in circolazione dei primissimi anni del nuovo millennio.

2’500 km/h di velocità di punta contro i 350 in configurazione scarica della monoposto da 840CV: chi avrà la meglio in tre round?

SFIDA ITALO-TEDESCA a grosseto

Tra gli utilizzatori del Typhoon c’è anche la Germania, sede legale del consorzio Eurofighter.

In bella vista la leggendaria F2003GA, vettura del 6° titolo piloti di Schumi sviluppata da ponte tra la F2002 e la F2004, i due mostri sacri del dominio Ferrari.

Il risultato fu prevedibile, come già assodato ad Istrana: la rossa di Maranello riuscì a portarsi un punto alla prima manche dei 600 metri sfruttando la reattività del V10 Ferrari, ma il testa a testa regalò per un soffio la vittoria ai 900 metri al temibile Typhoon, perchè una volta presa potenza sufficiente, contro quei due reattori Eurojet non c’è più scampo .

Inutile dire che sui 1’200 metri, sotto la pioggia e con l’asfalto ormai viscido, la “bella” andò a favore di Maurizio Cheli, che chiuse la partita con Schumacher con un bilanciato 2-1.

Terminati i giochi, il campione del mondo e idolo dei ferraristi commentò così: “Ovviamente la gara migliore è stata la prima, se non fosse stato per la pioggia avremmo avuto più aderenza! È stato divertente vedere decollare l’aero dal punto in cui mi trovavo seduto… Spero che al pubblico sia piaciuto lo spettacolo come è piaciuto a tutti noi!”

Una festa italiana che non dimenticheremo mai, e per ora, l’ultima tutta tricolore.

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UNO! (é UNA FIAT)